sabato 21 maggio 2011

Il Qur’en

La parola Qur’en deriva dal verbo “qara’a” che significa: “leggere”, “recitare”, “contenere”; il modello di questa parola indica “l’abbondanza”, “Qur’en” (Qur’an)  quindi vuol dire “quello che viene recitato tanto e spesso”, e sapendo che le diciassette unità (rak’eh) di preghiera che ogni musulmano deve fare al giorno devono contenere almeno la sura Elfetiheh (l’aprente), si capisce il perché di questo suo nome!
L’altro suo significato derivante da “contenere” invece indica che esso contiene tutto: il sapere, la giurisprudenza, …ecc, tutto quello che occorre all’uomo per riuscire nelle sue due vite, quella breve sulla terra e quella eterna nell’aldilà.
Sull’autenticità del Qur’en non c’è ombra di dubbio, ci è arrivato esattamente com’è stato rivelato; il numero delle sue lettere e delle sue parole è rimasto invariato attraverso i secoli, il musulmano ne ha la certezza!
Il Qur’en è composto da 114 “sure”, ogni “sura” ha un nome ed è composta da più “versetti” (Eyet) di diverse lunghezze , la sura più corta conta tre versetti, quella più lunga ne conta 286, esse non sono monotematiche, spesso, s’intrecciano credo, giurisprudenza, racconto, condotta, … ecc
Nel Qur’en, le sure non si susseguono in ordine cronologico, era il profeta salla allahu ‘aleihi wa sallem che diceva ai suoi scribi l’ordine da seguire.
La parola “Surah” (suratun), in italiano: capitolo,  vuol dire: “colei che fa da recinto [per i versetti]”, “l’elevata”.
la parola “eyah” (eyetun), in italiano: versetto, vuol dire: prova [segno, miracolo], gruppo (insieme).
Il Qur’en è stato scritto tutto su diversi supporti durante la vita del profeta salla allahu ‘aleihi wa sallem per suo ordine diretto ai suoi scribi, e subito dopo la sua morte, fu messo in un unico libro (MuShef) dal suo primo successore: Abu Bekr Essiddiq, che Allah sia soddisfatto di lui, il terzo califfo ne fece alcune coppie da mandare in diversi posti dell’espanso territorio musulmano di allora.
Tuttavia, la via orale nell’apprendimento del Qur’en è sempre stata l’unica via del suo tramandamento considerata attendibile, la “ijezeh” è il “permesso” che l’insegnante dà all’allievo per insegnare il Qur’en costituendo un nuovo anello nella catena di trasmissione, così, centinaia di migliaia di musulmani odierni vantano l’onore di essere un anello in una benedetta catena che conta poco più di venti anelli, dove il primo umano si chiama Muhemmed ibnu ‘abdilleh, salla allahu ‘aleihi wa sallem, che a suo volta l’ha appreso dal più grande fra gli angeli: Gibril (l’angelo Gabriele) ‘aleihi essalem, che a sua volta l’ha appreso direttamente da Allah l’altissimo!

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